

Editoriale
C’è poco da ridere. Quando dati, messaggi e in generale i compiti di routine aumentano, diminuisce la nostra capacità di comprendere cose nuove, anche quando queste costituiscono un’opportunità. E’ fisiologico: se le risorse di attenzione e tempo si riducono il cervello percepisce ed elabora meno le differenze, rilevando e connettendo in modo ‘automatico’ le uguaglianze. (F.Gori: 2016, n.38 – Gestalt Theory). E’ il risultato di una lunga ricerca empirica sui processi di innovazione che ho condotto all’interno di ambienti ad alta complessità, dove tempo e attenzione sono frammentati. Il fatto di avere meno tempo e risorse per ogni compito ci porta inevitabilmente a scegliere la semplicità di ciò che già consciamo e nel contempo ad evitare la complessità di un cambiamento. Anche la tecnologia attuale contribuisce ad aumentare la nostra routine: gli algoritmi di Google e Linked favoriscono la connessione con ciò che già conosciamo o con chi ha competenze simili alle nostre, sconnettendoci dalla differenza.
Augmented routine.
L’aumento di messaggi, preoccupazioni e compiti di routine riduce una delle facoltà più alte della mente umana: quella di comprendere e quindi di creare la diversità. Il risultato della frammentazione cognitiva è la frammentazione della società, delle competenze e degli obiettivi. La conseguenza è una perdita di valore e competitività, sia personale che aziendale. L’attuale mancanza di innovazione delle imprese italiane contrasta con l’offerta di competenze, dati e tecnologia presente sul mercato. Cosa manca per trasformare risorse e materie prime, sempre più reperibili, in processi, servizi, prodotti capaci di fare la differenza? Prima che di investimenti oggi serve un nuovo formato di comunicazione, breve e coinvolgente in grado di creare connessioni, conoscenze e innovazioni anche quando le risorse di tempo e attenzione sono frammentate a causa di un fenomeno che ho definito augmented routine.
Relatività ristretta e brevità assoluta
